lunedì

PER SAPERNE DI PIU'.....








Amatrice è famosa per il sugo all'amatriciana, che ha reso impropriamente celebre la cucina romana nel mondo, con il quale si condiscono spaghetti, vermicelli o bucatini.Originariamente il sugo veniva preparato dai pastori con gli ingredienti a loro disposizione sulle montagne quando seguivano al pascolo le loro greggi. Gli ingredienti erano: guanciale a cubetti, pecorino e spaghetti. Successivamente la ricetta fu ingentilita con l'aggiunta di pomodoro e pochissimo olio d'oliva. La diffusione su scala nazionale si ebbe nell'ottoccento quando molti amatriciani emigrarono a Roma a causa della crisi della pastorizia e trovarono occupazione nel campo della ristorazione facendo conoscere il piatto tipico dei loro avi: l'Amatriciana. Il primo storico ristorante amatriciano fu inaugurato a Roma nel 1860 da Luigi Sagnotti con il nome de Il Passetto, così chiamato poiché attraverso il ristorante si poteva passare dal vicolo del passetto a piazza Navona.
Alla conoscenza su scala nazionale della ricetta dell'Amatriciana contribuì anche l'attore Aldo Fabrizi che ne parlò spesso durante le sue trasmissioni radiofoniche e televisive. Ancora oggi nei menù dei ristoranti si trovano le due ricette: la tradizionale detta comunemente anche gricia e quella con la salsa di pomodoro. Amatrice tuttavia deve la sua gloria gastronomica ad una tradizione antica. Tanto profonda era questa tradizione che Amatrice divenne la città dei cuochi dei Papi. Elemento fondante della sua scuola erano e sono le qualità dei suoi elementi primari. Carne di primissimo livello grazie ai pascoli abbondanti dei Monti della Laga, i formaggi conseguenti e l'acqua di cui è ricco il territorio amatriciano.

Amatrice è situata al centro di una conca verdeggiante, posta al confine tra Lazio e Abruzzo. II suo territorio si articola in un altopiano centrale con un'altitudine compresa tra i 900 e i 1000 metri, ospitante il lago Scandarello, un bacino artificiale ottenuto mediante lo sbarramento del rio Scandarello nel 1924, e circondato da rilievi che sul lato orientale superano i 2400 metri, in corrispondenza della dorsale principale dei Monti della Laga. A differenza degli altri gruppi appenninici, la catena della Laga non è costituita di calcari, bensì di rocce poco permeabili, quali arenarie e marne, che rendono molto limitata l'infiltrazione delle acque piovane. Ciò permette l'esistenza di un gran numero di sorgenti perenni, distribuite sin quasi sulle vette, che alimentano la circolazione superficiale. Questo territorio, quindi, a differenza delle altre montagne dell'Appennino centrale, si presenta verdeggiante e ricco d'acqua durante tutto l'anno. Nel comune di Amatrice è inclusa la cima del Monte Gorzano (2458 m), la vetta più alta del Lazio.
Salendo dalla conca verso le cime, si abbandonano i coltivi e i boschi prevalentemente formati di cerro, castagno e pioppo, per entrare nelle caratteristiche faggete di montagna. Il bosco si spinge così sino a circa 1800 metri di quota, per lasciare quindi lo spazio alla prateria d'altitudine che, all'inizio dell'estate, si ricopre di una stupenda fioritura. In questo contesto assumono particolare rilievo i numerosi fossi che scendono verso valle con un continuo susseguirsi di salti di roccia. Questi, nella fascia d'altitudine compresa tra 1300 metri e 1600 metri di altitudine, formano cascate con dislivelli di anche 70 - 80 metri che, spettacolari in primavera per la portata d'acqua dovuta al disgelo, assumono toni magici in inverno per l'abbondante ghiaccio che le riveste.
Dal 1991 il territorio amatriciano è incluso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Eperti archeologici dimostrano che la Conca di Amatrice fu abitata dall'uomo sin dall’età preistorica. La vicinanza al tracciato dell'antica Via Salaria favorì lo siluppo di insediamenti nel territorio amatriciano già in epoca preromana. All’epoca romana risalgono i resti di edifici e tombe rinvenute in diverse zone del territorio, noto per gli scrittori romani come Summa Villarum, termine con il quale si identificava per esteso tutta l'area attualmente occupata dal comune di Amatrice. Nel 568 i Longobardi invasero l'Italia e costituirono il Ducato di Spoleto suddividendolo in Comitati e Gastaldati e il territorio dell'odierna Amatrice passò sotto il Comitato di Ascoli.
Nel Regesto di Farfa sono ricordati, per il periodo che va dalla metà dell’VIII secolo agli inizi del XII, i nomi di molte località e villaggi dell’attuale comune e, tra essi, nel 1012, anche quello di Matrice, edificata sullo sperone roccioso che sovrasta la confluenza tra il fiume Tronto e il Castellano, ricordato ancora nel 1037 nel diploma con cui l’imperatore Corrado II conferma al Vescovo di Ascoli i suoi possedimenti.
Solo intorno al 1265, al tempo del re Manfredi di Svevia, Amatrice entra a far parte definitivamente del Regno di Napoli. La città non volle sottostare al dominio angioino e anzi, più volte, si ribellò apertamente. Nel 1271 e nel 1274 Carlo I d'Angiò inviò degli eserciti per debellare la resistenza degli amatriciani e ridurre la città all’obbedienza. Contemporaneamente si assiste alla scomparsa dei baroni e alla formazione, con a capo Amatrice, della Universitas, cioè del comune in territorio liberamente organizzato, relativamente autonomo dal potere centrale, che si governa tramite un parlamento. In questo periodo Amatrice assomma sotto la sua giurisdizione tutti i castelli appartenenti al comitato di Rieti, sulla sinistra del Tronto, e quelli del territorio sommatino: L’influenza della città si estende su un territorio che va da Campotosto sino ai confini di Cittareale, ma anche su molti castelli e villaggi sul versante teramano. Amatrice partecipò alle crociate e da questo trarrebbe origine la croce che brilla sullo stemma comunale.
Nei secoli XIV e XV Amatrice è in continua lotta con le città e i castelli circostanti, per questioni di confine e di prestigio. Sono rimasti famosi i conflitti con Norcia, Arquata e L'Aquila. Tradizionale alleata di Amatrice fu la città di Ascoli. Gli amatriciani presero parte, a fianco delle milizie comandate da Braccio Fortebraccio da Montone, al lungo assedio dell’Aquila e alla battaglia finale del giugno 1424, che segnò la sconfitta di Braccio morto sul campo. Amatrice, durante i conflitti tra angioini e aragonesi per il possesso del Regno di Napoli, sostenne tenacemente i secondi, anche durante la guerra. Il sovrano aragonese Ferdinando, sedata la rivolta dei Baroni nel 1485, nell’anno seguente ricompensò Amatrice, concedendole il privilegio di battere moneta con il motto Fidelis Amatrix. Tuttavia nel febbraio 1529, dopo un’eroica resistenza, venne riconquistata e messa a ferro e fuoco da Filiberto di Chalon, generale di Carlo V. Per punire la ribellione, Carlo V diede lo Stato di Amatrice in feudo ad un suo capitano, Alessandro Vitelli.
Successivamente, pur facendo parte sempre del Regno di Napoli, Amatrice, tra il 1582 e il 1692, passò sotto il dominio di un ramo degli Orsini e in seguito ai Medici di Firenze, che la conservarono fino al 1737. Infine nel 1759 il feudo entrò a far parte dei domini personali del re di Napoli. Nel 1639 Amatrice e le ville summatine furono gravemente danneggiate dal terribile terremoto dei giorni i giorni 7,14 e 17 ottobre, seguito da quelli del 1672, 1703 e 1730.
Sul finire del XVIII secolo e per quasi tutto il successivo, il territorio amatriciano, come buona parte della penisola, fu interessato dal fenomeno del brigantaggio a sfondo politico e sociale.
In epoca Napoleonica, con la proclamazione della Repubblica Napoletana (23 gennaio 1799),il generale Championnet con un decreto del 9 febbraio 1799, divise il territorio in 11 Dipartimenti. Amatrice costituiva uno dei 16 Cantoni del Dipartimento della Pescara, con capoluogo L'Aquila.
Negli ultimi decenni che precedettero l'unità d'Italia, molti amatriciani presero parte attiva ai vari moti rivoluzionari (1814, 1820, 1831, 1848, 1860); tra tutti spicca la figura dell'insigne patriota Pier Silvestro Leopardi. Con l'unità d'Italia Amatrice fu inserita nell'Abruzzo aquilano (Abruzzo Ulteriore), e solo nel 1927, con la creazione della provincia di Rieti, la città entrò a far parte dell'alto Lazio.

GUYA TREKKING 2008















Durante il mio cammino di oltre 2000 km, attraverso tutta l'Italia, ho sostato presso questo ottimo hotel, qui ho gustato le due versioni della vera "Amatriciana", ho avuto un'accoglienza ed un trattamento veramente eccezionali.

Devo dire che il paese di Amatrice è a vera dimensione umana, qui si sente ancora il profumo di una volta e la gente... la gente è semplicemente inserita in un'atmosfera che nelle grandi città non esiste più.

La gentilezza e la cortesia fanno di questo paese lo stendardo che li fa apprezzare nel momento in cui ti trovi a contatto con le loro tradizioni ed i loro sapori.

Grazie Amatrice, grazie Hotel Ristorante Roma, grazie Alessio!!!

Manfredi Salemme